FAVOLA ANTICA

(La Storia raccontata ai bambini)

Una volta, molti anni fa, in un paesino della nostra bella Italia, esisteva una comunità di persone molto particolari e fortunate. Abitavano in un villaggio sempre verde e fiorito, a qualche centinaio di metri d’altezza su un colle. Sotto a questo villaggio c’era un bel pianoro, con la scuola, i negozi, e tante belle stradine bianche che si congiungevano tutte sulla piazza. In quella piazza una volta la settimana si allestiva un grande mercato, nel quale si vendeva di tutto: generi alimentari, oggetti casalinghi, sete e lane che provenivano dall’oriente, animali da fattoria e erbe per curare tutti i mali.

In una casetta di questo villaggio viveva una famiglia composta di padre e madre, e da Flavio e Claudia, i due figli. Flavio aveva otto anni e Claudia sei. Erano bambini buoni, ma, ognuno di loro aveva un difetto. Flavio vivace ed intemperante voleva diventare grande in fretta, Claudia era testarda e capricciosa.

Un giorno che erano scesi in paese coi genitori, poterono assistere ad una grandissima parata militare. Degli uomini vestiti di armature luccicanti che montavano cavalli bardati, facevano bella mostra di se in mezzo alla folla che inneggiava al vincitore. Erano i soldati dell’Imperatore che partivano per la guerra. Davanti a loro come accompagnatori si potevano notare tre Senatori vestiti con tuniche sontuose su altrettanto sontuosi cavalli, parlavano alla folla che in continuazione li interpellavano per sapere di quale guerra ora si trattasse.

-Andiamo a combattere contro i Galli, nostri acerrimi nemici. Allargheremo i nostri confini per il bene della nostra patria e dell’Urbe! Se saremo fortunati vi porteremo anche Vercingetorige. A capo di questa grande impresa c’ è un giovane generale che presto diventerà un grande! Caio Giulio Cesare.-

La folla impazziva dall’entusiasmo. Il Senatore parlante continuò:

-Noi Senatori accompagneremo i nostri valorosi soldati sino al confine della nostra città, e poi ritorneremo. Vogliamo che partano con la consapevolezza del rispetto e la riconoscenza che noi abbiamo per loro.-.

Una giovane schiava vestita di bianco liberò da una piccola gabbia due colombelle che puntando dritto verso il cielo formarono tre ampi cechi regolari. La previsione si presentava fortunata. Ci furono grandi grida di gioia e poi il fragore dei ferri delle armature in movimento. Lo spettacolo era finito. La gente cominciò a disperdersi, mentre il sole cominciava a dardeggiare verso il mezzogiorno, Flavio pensò che quel giorno, che abitualmente. Era giorno di mercato, gli aveva aperto aspetti nuovi della vita che trovava affascinanti.

Il mercato invece c’era stato. Un mercato di esseri umani, venduti dal padrone per aspirazioni di potere. Papà e mamma erano diventati tristi. Quella sera Flavio chiese a suo padre come avrebbe potuto, una volta diventato grande, seguire il Generale e combattere con lui. Il padre gli spiegò molte cose della vita e gli consigliò di non seguire quell’aspirazione. Sembrò che Flavio avesse accettato il discorso di papà ed i genitori per quella sera tornarono tranquilli.

Caio Giulio Cesare partì con quattro Legioni di uomini armati e pronti a tutto. Era il 58 a.c. quando partì, conquistò molte terre e fu feroce con gli sconfitti. Ritornò dodici anni dopo da trionfatore portando al seguito il Principe Vercingetorige ed i suoi Luogotenenti come prigionieri di guerra. Furono tutti uccisi dopo qualche giorno davanti alla folla acclamante, come era usanza allora. Anche Flavio assistette tutto ciò. Si ricordò le parole ammonitrici del padre molti anni fa, e pensò sinceramente che avesse avuto ragione ad ostacolargli una scelta insensata e crudele. L’ammirazione per il generale ora andava solo per i suoi meriti di stratega, come uomo aveva perso aureola e fascino.

ARIEL